
Mai la scelta di un soprannome fu più indovinata: ‘o Lione. Lui ruggiva in campo, come poi avrebbe ruggito dalla panchina. A farne le spese sarebbero stati prima i difensori e i portieri avversari, poi i tecnici i rivali, che temevano lui piu di ogni altro collega. Ma Luis Vinicio è stato anche un leone nella vita: il “re”, l’uomo che col suo carisma e le sue doti umane ha costruito una splendida famiglia ed una straordinaria rete di rapporti interpersonali. Sono emozionato a parlare di lui nel giorno in cui compie 80 anni. Gli voglio bene. Ho avuto la fortuna di conoscerlo tanti anni fa quando muovevo i primi passi nel giornalismo napoletano. E lui, il grande Vinicio, mi ha sempre accolto col sorriso, con la semplicità, con la cordialità che lo hanno sempre contraddistinto. Un giorno mi raccontò, commosso, del suo matrimonio: “Ci sposammo nella basilica di San Francesco di Paola. Io e Flora uscimmo dalla chiesa e trovammo una piazza intera a festeggiarci…”. Flora… La sua vita, la compagna sempre al suo fianco, la colonna della sua esistenza. Un’altra volta mi confermò quanto si era sempre detto: “Savoldi? Un grandissimo attaccante, ma avevo spiegato a Ferlaino che non sarebbe andato bene nel mio meccanismo di gioco. Clerici mi garantiva molto più dinamismo”. Come attaccante, Vinicio fu un’ira di Dio, ma io non ho mai potuto vederlo giocare dal vivo. Come allenatore è stato il massimo: il calcio moderno, tutto zona e movimento, lo ha inventato lui. Davvero venivano a studiarlo da tutta Italia e dal mondo intero. Lo scudetto lo ha solo sfiorato, ma a quei tempi il divario economico dalle squadre del nord era abissale. Non ho mai visto giocare un Napoli piu bello e piu arrembante del suo. Finanche nelle sconfitte… Bianchi, bravissimo, ci ha fatto vincere il primo scudetto ma aveva Maradona. Pesaola ci ha tirato fuori da situazioni disperate. Mazzarri ci sta portando ai vertici del calcio europeo. Ma non ho dubbi: il più grande allenatore del Napoli di tutti i tempi è questo splendido giovanotto ottantenne, nato in Brasile ma partenopeo nel cuore. Augurissimi, immenso leone!
Antonello Perillo
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