
Marika Bertenni, tifosa del Napoli, ha inviato a "Napoli Magazine" una bellissima lettera:
"Perché tifo Napoli? Non nasce tutto per una semplice “fissa”, come la definiscono in tanti. A parte che il Napoli non è una fissa, non è una moda ma è passione. Tutto nasce perché io prima di essere tifosa del Napoli sono tifosa di Napoli. Per essere tifosi del Napoli non bisogna dire soltanto un banalissimo “forza Napoli”. No, per essere tifosi del Napoli ci vuole ben altro. Innanzitutto se si odia la città, non si può tifare per un club, equivale ad essere un tifoso occasionale. Eppure ci sono anche i napoletani che tifano Juve e non riesco ancora a spiegarmelo. Evidentemente non conoscono la vera storia di Napoli, si basano sulle storielle che scrivono sui libri di scuola. Se conoscessero le pene e le sofferenze che subirono i napoletani durante la metà dell’Ottocento ci ripenserebbero, prima di tifare un popolo che tanti anni fa distrusse i nostri antenati. Voi napoletani che tifate Juve non potrete mai capire l’emozione che si prova quando il Napoli vince, quando segna Cavani, quando la domenica mattina non c’è risveglio più bello perché il San Paolo è lì che t’aspetta. Non proverete mai le nostre sensazioni, non capirete mai quant’è bello piangere per quella maglia. Napoli-Juventus non è una semplice partita, sono i Savoia contro i Borbone, il Nord contro l’odiato Sud. Ecco perché quando si batte la vecchia signora si festeggia doppiamente. Sembrerà strano per chi non è davvero innamorato perso di quei colori ma io, quando sono triste, riesco a sorridere soltanto se penso al Napoli. Non si sa come, ma nasce dentro te come un vero e proprio organo vitale, quella voglia di vivere d’azzurro. Quando sono triste e pensierosa, la prima cosa che mi appare in mente come un flash, quasi inevitabilmente, è l’immagine di quel mucchio azzurro che si abbraccia, il mio capitano che piange per amore, lo stadio in festa che d’un tratto si tinge d’azzurro, le sciarpe spiegate, bandiere svolazzanti, o’ surdato ‘nnammurato, il bambino sulle spalle di suo padre che spalanca gli occhi e si guarda intorno incredulo e sbalordito – quasi incosciente di ciò che lo circonda -. Non basta un banalissimo “ti amo”. Il Napoli è una cosa da curare, a cui dedicare pensieri profondi, una cosa fragile ma allo stesso tempo così forte da riuscire a sfidare il mondo intero. Sì, perché le altre squadre giocano in 11, noi no, noi mai! Noi giochiamo in 70.011! La forza di questa squadra siamo noi, c’è poco da discutere. Anche uno straniero si emozionerebbe una volta entrato al San Paolo. Pochi giorni fa parlavo con un bianconero, e mi raccontava dell’emozione che ha provato la prima volta che ha messo piede in quello stadio. “Ho visitato parecchi stadi in Italia, ma nessuna tifoseria potrà mai raggiungere la bellezza di quella napoletana”. Ecco cosa rende ancora più unica questa squadra, ancora più forte e temibile: NOI, IL PUBBLICO. Perché in fondo si sa, poco importa ciò che è scritto sulle spalle, a noi interessa quella N cucita sul petto. I giocatori passano, la maglia resta. IL NAPOLI SIAMO NOI!".
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